top of page

Blog

Parkinson e Vitamina D

Il potenziale legame tra disturbi neurologici e vitamina D è piuttosto affascinante.

La malattia di Parkinson è un disturbo neurodegenerativo complesso che colpisce diversi aspetti della vita quotidiana dei pazienti a causa della sua natura cronica.


Recentemente, alcuni studi epidemiologici hanno suggerito una relazione tra la concentrazione di vitamina D circolante e il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson. È stato riportato che le persone con una concentrazione bassa di Vit D hanno un rischio significativamente più elevato di sviluppare la malattia (studio epidemiologico con 29 anni di follow-up).

La vitamina D è una molecola liposolubile, che può essere sintetizzata e agisce come un ormone; la sua forma attiva è addirittura molto simile a testosterone, estrogeno e cortisolo. Per essere biologicamente attiva, la vitamina D subisce idrossilazioni nel fegato, mediate dalla 25-idrossilasi e nel rene, mediata dall'1α-idrossilasi. Della vit D si riconoscono i due metaboliti 25 (OH) D2 e 25 (OH) D3. La vitamina D3 può essere sintetizzata endogena in seguito all'esposizione alla luce solare o acquisita con l'assunzione di alimenti o integratori. Al contrario, vitamina D2 esiste in natura, in alcuni vegetali (in particolare funghi) e quindi può essere acquisita esclusivamente dalla dieta. L'esposizione alla luce solare è la principale fonte di vitamina D: da 5 a 10 minuti di esposizione diretta al sole a braccia e gambe producono 3000 UI di vitamina D3.

In uno studio sono stati analizzati separatamente i metaboliti D2 e D3 dimostrando che nei pazienti con Parkinson si ha un dosaggio basso di entrambe le molecole. È importante sottolineare che i livelli inferiori di D3 potrebbero essere una conseguenza della ridotta mobilità (e quindi della ridotta esposizione alla luce solare, la principale fonte di vitamina D nell'uomo) piuttosto che un fattore che contribuisce allo sviluppo del Parkinson.

Ma è altresì vero che la relazione tra D2 è sviluppo della patologia è indipendentemente dall'esposizione al sole. E’ plausibile che il deficit di vit D2 sia associato a disbiosi, essendoci una aumentata suscettibilità alle malattie intestinali nei pazienti con Parkinson

La disfunzione gastrointestinale è un sintomo non motorio comunemente osservato in questo morbo e può verificarsi anni prima dell'insorgenza dei sintomi motori. Tra i sintomi più frequentemente documentati c’è una alterata motilità e lo svuotamento gastrico ritardato può portare a disturbi addominali e sazietà precoce, riducendo l'assunzione di cibo e, potenzialmente, riducendo l'assunzione di vitamina D2.

Alcuni studi hanno descritto che nei pazienti con Parkinson si ha una maggiore prevalenza della proliferazione batterica dell'intestino tenue (SIBO), probabilmente a causa della motilità anormale del piccolo intestino, e questo determina il malassorbimento di sostanze nutritive compresa la vitamina D.

Poiché la vitamina D svolge un ruolo significativo nella modulazione del sistema immunitario a livello intestinale, è possibile che la sua carenza possa deteriorare la funzione della barriera intestinale, favorendo la traslocazione delle endotossine. Il microbioma intestinale modificato è diventato epidemico, in parallelo con l'epidemia di carenza di vitamina D, suggerendo che potrebbero essere collegati. Dosi supplementari adeguate di vitamina D più tutte le vitamine del gruppo B sembrano riportare il microbioma intestinale alla normalità dopo alcuni mesi. Inoltre, ci sono sempre più prove che collegano il microbioma a disturbi neurologici, che possono condividere un comune coinvolgimento autoimmune.


Ma i collegamenti tra vit D e Parkinson non si limitano alla disbiosi intestinale..

La vit D, quando interagisce con il suo recettore VDR, regola l'espressione di molti geni, esercitando effetti pleiotropici. Diversi studi sui geni candidati, hanno riportato un'associazione tra un polimorfismo del gene di VDR e un rischio più elevato di insorgenza del morbo di Parkinson e questo fornisce una diversa linea di evidenze a supporto di un ruolo della vitamina D nella malattia.

Un altro fattore di collegamento genomico tra vitamina D e Parkinson è rappresentato dalla Heme ossigenasi, una proteina con proprietà anti-ossidanti. Nel cervello sano, la sua espressione è limitata alla neuroglia, mentre è sovraespressa nei cervelli di pazienti con Parkinson, ma non nei pazienti con Alzheimer. Si è osservato che l'Heme ossigenasi è sovraespressa negli astrociti all'interno della substantia nigra e nei neuroni dopaminergici deteriorati e la vit D3 sembra in grado di ritardare l'effetto di questa proteina, riducendo la reattività.

Molteplici sono gli studi che supportano il legame tra carenza di vitamina D e molte patologie neurologiche in cui l'esacerbazione della patologia o la modulazione del processo di riparazione; potrebbero proprio essere legati a questa vitamina


Featured Posts
Riprova tra un po'
Quando verranno pubblicati i post, li vedrai qui.
Archive
Follow Me
  • Grey Facebook Icon
  • Grey Twitter Icon
  • Grey Instagram Icon
  • Grey Pinterest Icon
bottom of page